Dopo la necessaria cancellazione dell’edizione 2021, Arte Fiera ha scelto di dare un segnale di presenza partecipando ad ART CITY, l’art weekend bolognese abitualmente associato all’evento fieristico. Lo ha fatto con un’opera ad hoc per Piazza Costituzione commissionata a Stefano Arienti, l’artista italiano che, facendo seguito a Flavio Favelli (2019) ed Eva Marisaldi (2020), avrebbe dovuto presentare una nuova creazione negli spazi di Arte Fiera, e che, nel contesto dell’iniziativa digitale Arte Fiera PLAYLIST, ha curato una mostra virtuale di opere della collezione del MAMbo.
L’opera di Arienti per ART CITY è composta di due parti. Sul prato del Giardino Le Corbusier, a fianco del Padiglione dell’Esprit Nouveau, è stata piantata un’aiuola di fiori a forma di Italia. A distanza di poche decine di metri, sul pavimento di un piccolo padiglione di vetro di fronte al Volvo Congress Center, un’altra Italia, delle stesse dimensioni, è stata disegnata con dei frammenti di vetro.
Il titolo dell’opera, Ricchi e poveri, sembra invitarci a leggere il contrasto fra queste due Italie in termini di ricchezza vs povertà. In apparenza, l’associazione è ovvia: da una parte un’aiuola ben curata; dall’altra, cocci di vetro. Ma è davvero così semplice? Il piccolo padiglione che ospita l’Italia di cocci è stato costruito come display promozionale per auto di lusso, e i frammenti di vetro, al suo interno, sembrano gemme. I fiori dell’aiuola, per contro, sono varietà di stagione comuni, tutt’altro che rare o preziose. (E Le Corbusier, a cui è intitolato il giardino dove si trova l’aiuola, è spesso identificato con ideali politici progressisti).
Indecisi fra l'una e l'altra ipotesi, siamo indotti a mettere in discussione i concetti stessi di “ricchezza” e “povertà”.
Ricchi e poveri presenta alcuni dei tratti più riconoscibili della poetica di Arienti: l’uso di materiali comuni e quotidiani; il ricorso a una manualità semplice, più da hobbista, o da artigiano, che da artista; infine, la scelta di immagini preesistenti, tratte da un’iconografia condivisa o dalla storia dell’arte.
La forma dell’Italia è un’immagine che appartiene a entrambe le categorie. Qualunque italiano, indipendentemente dalla sua cultura, la riconosce immediatamente; chi ha familiarità con la storia dell’arte recente ricorderà anche la celebre serie delle Italie realizzate con i materiali più vari da Luciano Fabro (1936-2007), uno dei maestri dell’Arte povera. In particolare, l’Italia di cocci di vetro - concepita originariamente da Arienti per la Giornata del Contemporaneo del 2010 - cita Cosa Nostra (1968-71), una delle prime Italie di Fabro, in cui la sagoma della penisola è ritagliata in una lastra di vetro.