OSSERVATORIO ARTE FIERA

Caterina Molteni
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Caterina Molteni (Milano, 1989) è Assistente Curatore presso il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna. Dal 2016 al 2019, si è occupata del Public Program e Contenuti Digitali presso il Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea Rivoli-Torino. Nel 2015, ha collaborato con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.
Nel 2014, ha cofondato Tile Project Space, project space dedicato alla ricerca degli artisti italiani e nel 2016 è tra i fondatori di Kabul Magazine, con cui ha collaborato fino al 2018. Nel 2019 ha creato con Mattia Pajè e Alice Visentin la scuola di autoformazione Bagni d'Aria. Suoi testi sono apparsi su Flash Art, CURA., Nero Editions, Kabul Magazine.

Bologna, per me, è qualcosa di estremamente nuovo. Prima del mio trasferimento in questa città, che ha coinciso con l’inizio della mia collaborazione con il MAMbo Museo d’Arte Moderna, Bologna era un luogo poco conosciuto, la cui immagine cambiava in base alle narrazioni di amici e conoscenti.

Il mio primo filtro per guardare la città è stato il mondo degli spazi indipendenti, a cui sono legata per l’esperienza milanese di TILE project space, realtà no profit da me fondata e rimasta attiva dal 2014 al 2019. 

La mia guida per Bologna è stata Mattia Pajè, artista e direttore di Gelateria Sogni di Ghiaccio, uno dei principali artist-run-space della città, che dal 2016 promuove nuove generazioni di artisti italiani e internazionali. Ricavato negli spazi prossimi agli unici portici di via Tanaro Vecchia, è nato, come spesso accade, per la necessità di condividere con altri artisti la propria ricerca, alimentando un clima di collaborazione e confronto. Gelateria Sogni di Ghiaccio è prima di tutto un luogo di estrema libertà, una condizione possibile solo grazie all’approccio attento e critico del suo direttore che permette di ‘creare spazio’ per la generazione di idee e nuovi approcci artistici e curatoriali. 

Arrivando a Bologna a febbraio, in poco tempo ho dovuto affrontare la quarantena e le discussioni con Pajè si sono concentrate sul futuro del mondo degli spazi indipendenti, realtà capaci di rinnovarsi ma anche fortemente fragili. Preoccupava l’idea di non poter più avere un’inaugurazione perchè sembrava togliere quella condizione di socialità che nutre e rende meno stancante il lavoro di organizzazione. Si sono cercate altre motivazioni, forse più romantiche, legate a una certa responsabilità verso il pubblico, alla voglia di continuare a fornire nuove letture sullo strano mondo che stiamo vivendo.

Oggi negli spazi di Gelateria Sogni di Ghiaccio le pareti sono azzurre ed è installata una porta chiusa con un lungo scoobydoo bianco. Si tratta di Ogni anno è il mio anno, mostra di Gianlunca Concialdi che ha portato a Bologna uno degli elementi che caratterizzano la Taverna Azzurra di Palermo, storico bar della Vucciria. Se a uno primo sguardo si viene colti dall’amarezza di un bar chiuso, senza più sedie, tavoli e persone, in un secondo momento il vuoto sembra riempirsi di quel chiacchiericcio indistinto che riempie le locande, un sottofondo familiare agli assidui frequentatori dei piccoli bar cittadini. Come suggerisce Pea Brain nel testo scritto per l’occasione: “Contemplate, ammaestrate i vostri occhi al sapore salato delle lacrime felici. Godete del vuoto connettore, trasportatore di stelle e sassolini. Bevete alla salute del velo, del cielo, del mare, della placentia che vi ha nutrito. Noi siamo con noi, per sempre”. Il vuoto, oggi sempre più visibile negli aggiornamenti giornalistici, può essere trasformato alimentando altri sensi, antiche sensibilità che non hanno bisogno di vedere per percepire densità e pienezza. 
 


Gianluca Concialdi, Ogni anno è il mio anno, veduta della mostra presso Gelateria Sogni di Ghiaccio, Bologna.
Cortesia dell'artista, Clima Gallery, Gelateria Sogni di Ghiaccio.