OSSERVATORIO ARTE FIERA

Luca Scarlini
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Luca Scarlini, scrittore, drammaturgo per teatri e musica, narratore, performance artist.  Insegna tecniche narrative presso la Scuola Holden di Torino e ha collaborato con numerose istituzioni teatrali italiane e europee, tra cui il National Theatre di Londra, la compagnia Lod a Ghent, il Festival Opera XXI a Anversa, La Batie e il theatre amstramgram a Ginevra.  Scrive per la musica e per la danza: dal 2004 al 2008 è consulente artistico del festival MilanOltre al Teatro dell’Elfo di Milano.  Nel 2006 è stato direttore artistico di TTV a Bologna, nel 2005 ha coordinato le attivà della Capitale Mondiale del Libro a Torino presso lo spazio Atrium.  Ha all’attivo una vasta attività come storyteller in solo e a fianco di musicisti, danzatori e attori, in teatri, musei e luoghi storici, lavorando tra l’altro con Martin Bauer, Monica Benvenuti, Sylvano Bussotti, Nora Chipaumire, Luisa Cortesi,  Massimiliano Damerini, Francesca Della Monica, Francesco Dillon, Ane Lan, NicoNote, Pierluigi Piran, Elisabetta Pozzi, Francesca Tirale, Emanuele Torquati, Luca Veggetti, Ensemble Cremona Antiqua, Ensemble Vox Latina,comparendo in festival in Italia (compare da molti anni nel programma di Festivaletteratura, Mantova), Francesca Benetti, Riccardo Favero, Alessandro Commellato. Voce di Radio Tre, conduce il programma Museo Nazionale, ha curato mostre sulla relazione tra arte, musica, teatro e moda. Tra i suoi libri recenti sono da segnalare Lustrini per il regno dei cieli (Bollati Boringhieri), Sacre sfilate (Guanda), dedicato alla moda in Vaticano, Un paese in ginocchio (Guanda), La sindrome di Michael Jackson (Bompiani), Andy Warhol superstar (Johan and Levi), Siviero contro Hitler (Skira), Memorie di un'opera d'arte (Skira), Ziggy Stardust. La vera natura dei sogni (Add), Bianco tenebra. Serpotta di notte e di giorno (Sellerio), Teatri d’amore (Nottetempo), L’ultima regina di Firenze (Bompiani), Le vacanze dell’arte (Pacini), L’uccello del paradiso (Fandango), Rinascimento Babilonia (Marsilio). Ha curato mostre per il Museo Ferragamo a Firenze, con cui collabora, con il Museo MAN, per cui ha realizzato Il regno segreto, sulle relazioni Piemonte/Sardegna e prossimamente una mostra su Vittorio Accornero e Edina Altara. Da sempre si è occupato di tematiche connesse al desiderio, in tutte le sue declinazioni.
Luca Scarlini è stato un protagonista di IN LIBRERIA, sezione di PLAYLIST di Arte Fiera.

Photo by Irene Montini

Il genere della Storia è tema ambiguo e sfuggente: nell’arte la figura della donna artista è stata spesso simboleggiata nella icona mitologica di Penelope, paziente e stratega. In italiano La tela di Penelope era il titolo di un saggio destinato a suscitare vaste discussioni di Germaine Greer, uscito nel 1979 (in originale, con maggior sapore, era The Obstacle Race), in cui si tentava di dare un quadro delle signore del pennello, ma non uscendo da meccanismi spesso già noti.

Il punto è che Bologna ha una vicenda assai ricca di artiste tra Rinascimento e Barocco, che hanno la loro prima strepitosa apparizione in Properzia de Rossi di cui resta al Civico Museo Medievale un mirabile mostro di scultura su nocciolo di pesca e a San Petronio una fiammeggiante scultura, Giuseppe con la moglie di Putifarre, che rappresenta secondo la vulgata (a partire da Vasari, che le dà spazio tra le pochissime figure femminili del suo tempo) una vicenda personale di furia erotica, di cui l’opera celebra la memoria.

A controbilanciare un ritratto a forti tinte, giunge subito un’anima pia: sotto l’insegna dei Bentivoglio era nata anche la beatifica santa Caterina Vigri, miniatrice mirabile, studiata specialmente da Vera Fortunati, che ha trattato di suore pittrici nel suo notevolissimo Vita artistica nel monastero femminile (2002) che insieme a Claudio Leonardi ha presentato il mirabile breviario della suora, con il titolo Pregare con le immagini.

Lavinia Fontana, figlia d’arte del pittore Prospero, fu madre prolifica (undici le gravidanze che segnarono la sua esistenza) e pittrice non meno produttiva: sospesa tra Rinascimento e Barocco, seppe dare corpo a immagini femminili splendenti, come il nudo della ammiccante Minerva in atto di abbigliarsi alla Galleria Borghese: sue opere si trovano a Bologna e in provincia, testimoniando le varie fasi della sua opera, finché nel 1613, presa da mistica follia, si ritirò in monastero insieme al marito, morendo l’anno dopo di rapido morbo.

Mirabile e orrendo è il caso di Elisabetta Sirani (1638-1665), celebrata nel 2004 da una gran retrospettiva bolognese dal titolo melodrammatico, Pittrice eroina, a cura di Jadranka Bertini e Vera Fortunati, e recentemente nel 2018 da una bella mostra agli Uffizi, in memoria di Davide Astori, che fu schiava del padre e mai poté lasciare Bologna, dove ebbe fama di enfant prodige, dovendo produrre un numero inverosimile di scene sacre e ritratti, aiutando il padre Giovanni Andrea, assistente di Guido Reni, ma di lei assai più debole nell’arte. Basti guardare il Sant’Antonio in Padova in adorazione davanti al Bambin Gesù alla Pinacoteca Nazionale: infine, forse per eccessiva pressione del mercato, si ammalò misteriosamente, da bella che era divenne un mostro e i genitori di lei, non volendo minimamente mettersi in discussione, accusarono la servente di lei Lucia Tolomelli, accusata, condannata e esposta al pubblico ludibrio come avvelenatrice per invidia. Una vicenda romanzesca che ha ispirato molti scrittori, tra l’altro Valeria Moretti, in chiave femminista, ne Il pennello lacrimato e Davide Rondoni (in duo con Beatrice Buscaroli Fabbri) ne Il veleno, l’arte.

A oltre settanta anni di distanza dal profetico e splendente Artemisia di Anna Banti (1947), sarebbe l’ora di porre insieme tutti questi profili di artiste, al di fuori degli studi specialistici, per comprendere il senso di una tradizione chiara, ma non valorizzata, che supera i fatti del Barocco, nello sfondo della Storia di Bologna, che ben spiega questa fioritura di figure femminili, possibile in luoghi (come la Cremona della grande Sofonisba Anguissola) di rapidi commerci, e di figure come Sirani padre, che era insieme artista e mercante, promotore della figlia e smerciatore di studi del divino Guido.
 

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Elisabetta Sirani, Sant’Antonio in Padova in adorazione davanti al Bambin Gesù , 1662, olio su tela, cm. 209x147
Presso Pinacoteca Nazionale Bologna. Courtesy: Diocesi di Bologna