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Hangama Amiri (1989, Kabul) è un’artista di origine afghano-canadese, i cui lavori indagano argomenti quali il femminismo, questioni geopolitiche e di genere. Nella sua pratica artistica, i costumi afghani, e più in generale la cultura islamica, hanno un ruolo fondamentale. La volontà di proporre un punto di vista differente sulle tradizioni afghane è una scelta consapevole legata all’esperienza personale dell’artista. Amiri, cresciuta in Nuova Scozia (Canada) e attualmente residente in New Haven (Connecticut), riflette sul proprio Paese d’origine, dove ha vissuto fino all’età di sei anni, attraverso un approccio critico, volto a celebrare lo stile di vita odierno delle donne afghane. Durante la sua infanzia, l’artista era solita passeggiare tra i negozi di Kabul, assieme ai membri femminili della sua famiglia. Amiri ricorda oggi che, nonostante i servizi e i prodotti offerti fossero per lo più dedicati alle donne, le attività commerciali venivano gestite prevalentemente da uomini. Dal 2001, dopo la caduta del regime talebano, nel Paese si è verificato un significativo cambiamento sociale e culturale. Da quel momento, infatti, si è assistito alla comparsa di una consistente presenza femminile nelle attività e molte donne sono diventate proprietarie di gioiellerie, saloni di bellezza e boutique di moda. Stimolata dalla cultura visiva afghana, caratterizzata da una crescente tendenza all’ibridazione, e rievocando la propria diaspora, l’artista rivive quel momento storico e la sua esperienza personale, attraverso il suo ultimo progetto artistico: Bazaar, a Recollection of Home. Per la sua prima mostra in Europa, Amiri ricostruisce quegli ambienti commerciali sotto forma di installazioni tessili monumental e sceglie, in maniera consapevole, di rappresentare spazi generalmente riservati alle donne. In questo modo, Amiri ricama elegantemente una poetica di carattere socio-politico. Il visitatore è invitato a fruire questa realtà ricostruita, comportandosi come un flaneur – nella concezione benjaminiana dei 'passages' parigini. L’artista, inoltre, inserisce rappresentazioni di oggetti vietati dalla cultura talebana, come rossetti, stoffe lucenti e smalti per unghie, per affermare un senso di libertà e dignità che le donne afghane hanno conquistato per poter esprimere la loro sensualità, sessualità e il loro piacere. Drappeggiando, allungando e piegando diversi materiali tessili – come il cotone, lo chiffon, la seta, la pelle di camoscio o i tessuti afghani ricamati a mano – l’artista crea una metafora di frammentazione: su ciascuna opera, possiamo rintracciare una combinazione di identità che provengono da molteplici aree geografiche sparse in tutto il mondo. Amiri crea uno spazio di altri o, come definito dal filosofo francese Michael Foucault, un’eterotopia. Il termine è usato da Foucault per descrivere luoghi che sono connessi ad altri o che hanno molteplici livelli di significato, la cui complessità non può essere immediatamente compresa. Posta questa premessa, il messaggio di Amiri prende nuove direzioni e coinvolge diverse realtà e la varietà ed i colori dei tessuti sono veicoli per introdurre il suo discorso socio-politico. La mostra Bazaar, a Recollection of Home esplora i temi della globalizzazione, degli scambi commerciali tra Oriente ed Occidente, delle norme sociali e di genere nei mercati afghani. Amiri estende il proprio lavoro ad orizzonti più ampi di significato, con lo scopo di celebrare la presenza delle donne, in un contesto dominato a lungo dai soli uomini. Ricorrendo ai propri ricordi d’infanzia, l’artista dà voce oggi alle donne afghane e mira ad espandere il dialogo su cosa possa significare il femminismo nell’Afghanistan di oggi.

Hangama Amiri (1989, Kabul) is an Afghan-Canadian artist, whose work concentrates on topics such as feminism, geopolitics and gender. Pivotal in her artistic practice is the attention given to Afghan costumes and, more generally, to the Islamic culture. The aim of opening up a different point of view on Afghan traditions is a self-conscious position based on Amiri’s background. Having grown up in Nova Scotia (Canada) and being currently based in New Haven (Connecticut), she looks back at her native country, where she lived until the age of six, through a critical approach with the aim at celebrating the contemporary lifestyle of Afghan women. During her childhood, the artist was used to wander through Kabul’s commercial activities with her female family members. Amiri recalls today that, although services and products were mainly dedicated to women, businesses were managed predominately by men. From 2001, after the fall of the Taliban regime, the country witnessed a significant social and cultural shift. In fact, a more meaningful feminine presence within commercial enterprises arose and women became owners of their jewelry stores, beauty shops, fashion and textile boutiques. Interested in a growing Afghan hybrid visual culture, and by evoking her personal diaspora, the artist re-lives this historical moment and her experience through her latest artistic project: Bazaar, A Recollection of Home. For her first exhibition in Europe, Amiri rebuilds those commercial environments in the shape of monumental textile installations. By deliberately choosing to figure forefront women-dominated spaces, Amiri elegantly embroiders a poetic of social-political narratives. The viewer is invited to experience this re-constructed reality as flaneur – in the Benjaminian conception of the Parisian passages. Moreover, Amiri inserts depictions of Taliban-banned items, such as red lipstick, shiny fabrics and nail polish, to affirm the sense of freedom and power that Afghan women have reached by expressing their own sensuality, sexuality and pleasure. By draping, stretching and folding different textile materials - such as cotton, chiffon, silk, suede or handmade Afghan embroidered fabrics – the artist creates a metaphor of fragmentation: on each piece we can find an assemblage of identities that have lived in multiple geographies throughout the world. Amiri creates a space of other or, as defined by French philosopher Michael Foucault, a Heterotopia. The term is used by Foucault to describe spaces that have multiple layers of meaning or relationships to other places and whose complexity cannot be seen immediately. Under this understanding, Amiri’s message takes new directions and involves different realities. The varied and colorful fabrics are the tools to introduce her socio-political discourse. The exhibition Bazaar, A Recollection of Home explores different topics: politics of globalization; consumer exchangeghan bazaars. s between the East and the West; social and gender norms within the AfAmiri extends the works to wider layers of significance, with the aim at celebrating women’s presence in an environment dominated for a long time by men. By making use of her childhood memories, the artist gives voice today to Afghan women and aims at expanding the dialogue on what can be contemporary Afghan feminism.

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