Studio VigatoStudio Vigato


In questa mostra persona lo Studio Vigato presenta Vittorio D’Augusta, nato a Fiume nel 1937, riminese di adozione, con alcune opere realizzate negli anni Settanta. L’artista ha attraversato la concettualità analitica di quel decennio con un suo originale contributo di riflessione sugli strumenti, sulla funzione e sulle ragioni stesse del fare arte e sulla figura stessa dell’artista, “messa in crisi” – come si diceva allora – dalla contestazione e dalle utopie del Sessantotto. L’arte, in quegli anni, riscopre una necessità di rigore, di austerità meditativa, monacale, dopo l’esuberanza della Pop/art americana del decennio precedente. Sono anni di disincanto, di una espressività introversa, trattenuta, che produce poesia di sottile inquietudine. Si avverte la perdita dell’aura delle ultime avanguardie, ma perdura la fiducia nel progetto e nella ricerca. In questo clima, D’Augusta lavora ancora sull’idea di “quadro" ma ne altera le dimensioni e le forme in uno sviluppo tridimensionale che investe l’ambiente, “nomina” la pittura nei suoi apparati classici - il cavalletto, la luce - oppure ricorre alla citazione da un passato più o meno recente. Allestisce lastre di ferro attraversate dalla luce pulsante del neon per citare “L’angelo della storia” di Klee, oppure teatralizza un sole di De Chirico. Il confine che qui viene percorso e scavato nelle sue più riposte possibilità è quello della tela stessa, vista più come area attorno e dietro cui operare che come superficie da ricoprire. La “pittura”, impedita nella sua sede naturale, si trasforma e riemerge con diversa presenza nei margini concessi. Di questi margini dimostra poi l’insospettabile capacità di dilatazione e la disponibilità a elaborare nuovi strumenti. L’intenzione è di rendere autonoma una situazione in divenire, per cui ogni accadimento è prima di tutto se stesso: non allude e non è traccia d’altro. Può essere naturalmente, ed è, relazionato a situazioni esterne; la stessa dimensione sociale è qui presente proprio nella specificità del linguaggio artistico.


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