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Luigi Mainolfi ha realizzato per la galleria il progetto dal titolo …al vento: nel grande spazio espositivo, di fianco all'opera in terracotta dal titolo il piede (1983) si trovano 9 stendardi colorati, così descritti nel testo di Silvia Evangelisti, curatrice, con Stefania Gori, della mostra: «C’è, nella sua opera, il richiamo ad una sorta di ritualità simbolica ancestrale che, pur reinserita nella viva contemporaneità, rimanda ad un tempo lontano, quasi mitico». Le grandi composizioni in terracotta - materiale elementare e antico, generato dall’unione degli elementi primari per eccellenza: terra più acqua più fuoco -le giare, le sfere, i soli, così come le forme di animali delineate con filo di ferro, fino agli stendardi di tela colorati che costituiscono la grande installazione di questa mostra, hanno a che fare con l’idea archetipica del mito: archetipi (quei modelli originari che costituiscono quello che Jung ha chiamato l’“inconscio collettivo”) le cui immagini trovano espressione nei miti e non possono essere raccontati che attraverso di essi, perché «il mito è il modo specifico di narrarsi dell’“anima” che non può essere distorto dalla sovrapposizione di un linguaggio concettuale ad esso estraneo», come scrive Galimberti. La mostra si inserisce nella linea espositiva della galleria, incentrata sui grandi interpreti dell'arte italiana contemporanea. Gli artisti sono chiamati di volta in volta a interpretare il grande spazio principale con opere pensate appositamente. Il lavoro in stretto dialogo con gli artisti è uno dei punti chiave dell'attività della galleria fin dalla sua nascita nel 1959; dal 2018, con il trasferimento nel nuovo spazio, il tratto distintivo è la creazione di un’opera site-specific. Ne sono un esempio le personali di Caccioni, Corneli, Tomaino, Termini, Corsini, Spagnulo, Pistoletto, Guerzoni; non faranno eccezione le prossime in programma, di Sandra Tomboloni (settembre 2020) e Antonello Ghezzi (novembre 2020).


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