OSSERVATORIO ARTE FIERA

Paola Ugolini
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Paola Ugolini vive e lavora a Roma.
È critica d’arte e curatrice indipendente. Scrive regolarmente per Exibart. Dalla fine degli anni Ottanta ha curato numerose mostre e progetti artistici concentrandosi principalmente sul lavoro delle artiste, la video-arte, l’uso del corpo nella performance art e i rapporti fra Arte e femminismo. Dal 2015 è guest curator della Galleria Richard Saltoun di Londra. Paola Ugolini è screening curator di CortoArteCircuito e dal 2018 del Museo 900 di Firenze, Art Advisor per importanti collezioni private italiane.
Paola Ugolini è stata una delle protagoniste di PLAYLIST, sul nostro sito dal 21 al 24 gennaio.

Ho molti ricordi legati ad Arte Fiera e al gennaio emiliano, un mese freddissimo specialmente a Bologna, che ho visto spesso bianca di neve. Potrei parlare di quando appena laureata a fine anni Ottanta mia zia Milena Ugolini, importante collezionista e all’epoca ancora gallerista, mi chiese di darle una mano nel suo stand. Mi ricordo che allestimmo una bellissima personale di tele estroflesse rosse e bianche di Enrico Castellani il cui prezzo, rispetto ad oggi, era ridicolo e che, incredibilmente, nessuno le acquistò. Oggi andrebbero a ruba.

Invece, il ricordo più nitido legato ad una mostra risale ai primi anni Novanta, precisamente all’Arte Fiera del 1991, e la straordinaria collettiva a cura e con testi di Renato Barilli, Jan Avgikos, Josè Lebrero Stals, F.C. Prodhon, Dede Auregli, e Roberto Daolio, intitolata ANNI 90. Questa mostra, modulata in tre appuntamenti espositivi, divideva le opere di 120 artisti tra la Galleria d'Arte Moderna di Bologna, all’epoca uno spazio fuori mano vicino alla Fiera, la metafisica ex colonia “Le Navi” di Cattolica, un’affascinante costruzione a siluro che sporge sulla spiaggia, e una scuola abbandonata annessa ai musei comunali di Rimini. Il criterio della divisione era questo: nella Galleria d’Arte Moderna solo opere da appendere o da appoggiare alle pareti, mentre a Cattolica e a Rimini solo opere tridimensionali. 

Tantissimi i giovani artisti internazionali esposti e, fra questi, il giovane Maurizio Cattelan con l’indimenticabile opera interattiva Stadium che consisteva in un tavolo da calcio balilla dalle dimensioni sproporzionate, ovvero con undici postazioni per ogni lato invece delle canoniche quattro. In occasione della mostra l’artista aveva schierato due squadre reali, da un lato undici italiani del Cesena, dall’altro la AC forniture sud, che lui stesso aveva creato nel 1991 e che era formata da giocatori senegalesi. Riporto le parole dell’artista. “Ho pensato quale fosse la cosa più popolare in Italia e ho utilizzato il calcio per veicolare, attraverso un principio semplicissimo, il fenomeno emergente degli extracomunitari. Li ho fatti giocare delle partite dove io ero allenatore e presidente della squadra. L’idea di fare il biliardino extralungo (Stadium, 1991), dove tutta la mia squadra di extracomunitari poteva affrontarne una italiana, è venuta dopo l’invito alla collettiva Anni 90”. In quella collettiva spiccavano anche i grandi ritratti fotografici, scattati a distanza ravvicinata, di giovani sconosciuti, realizzati dal fotografo tedesco Thomas Ruff. Mi fa piacere constatare dopo tanto tempo che ero stata colpita proprio dai lavori di due artisti che in effetti hanno avuto, e continuano ad avere, un enorme successo internazionale.

Sempre nel 1991 a Villa delle Rose, che all’epoca fungeva da dependance della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, mi ricordo una suggestiva personale di Luigi Ontani con opere scultoree e bidimensionali che dialogavano perfettamente con quello spazio settecentesco. Soprattutto ancora ho negli occhi una scultura in vetro, un lampadario. Il suo titolo, tipicamente Ontani, era Mayadusa (1990). L’opera, che l’artista definisce “scultura di luce”, era completamente realizzata in vetro di Murano ed era assemblata con diversi elementi, decisamente eclettici come foglie di ontano, serpenti dalla lingua biforcuta, zampe animali, braccia umane e ricordava il mondo onirico delle favole e del mito. Anni dopo l’ho rivista appesa al soffitto di una casa di importanti collezionisti italiani. Mi ha fatto un enorme piacere ritrovarla in una situazione domestica, anche se, per un momento, mi è dispiaciuto che non fosse mia.

Stadium

Maurizio Cattelan, Stadium, 1991, performance alla Galleria Comunale d'Arte Moderna, Bologna
Courtesy Archivio Maurizio Cattelan