OSSERVATORIO ARTE FIERA

Elena Re
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Critico d’arte e curatore indipendente. Lavora con istituzioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero. Approfondisce l’arte italiana attraverso progetti culturali, mostre e pubblicazioni. È interessata al pensiero che precede l’opera e a una visione transdisciplinare dell’arte. Le sue ricerche spaziano dalla fotografia concettuale, all’architettura radicale, all’idea del multiplo. Su quest’ultimo tema ha presentato la mostra Arte Povera and “Multipli”, Torino 1970-1975 alla galleria Sprüth Magers (Berlin, 2014) e alla Fondazione ICA (Milano, 2019–2020). È direttore scientifico dell’Archivio Giorgio Ciam, segue il percorso di molti artisti, e ha contribuito al riconoscimento internazionale dell’opera di Luigi Ghirri. Ha co-curato la mostra Tutto. Prospettive sull’arte italiana al Museion (Bolzano, 2018–2019) e alla Sammlung Goetz (München, 2019–2020) con catalogo edito da Hatje Cantz. Fra i suoi libri, Luigi Ghirri – Project Prints. An Adventure in Thinking and Looking, JRP|Ringier, Zürich 2012, pubblicato in occasione della mostra al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Dal 2003 cura la collezione Arte e Progetto di Jacobacci.

L’Emilia Romagna è una terra che amo molto, anche perché noi di Alessandria – definiti ironicamente “mandrogn” – viviamo in un’area di confine tale per cui nelle nostre vene scorre sangue un po’ ligure, un po’ lombardo e un po’ emiliano, ovviamente mescolato con quello piemontese. Bologna mi ricorda alcuni amici, primo fra tutti il caro Pasquale Ribuffo. E poi richiama alla mia mente la prima fiera d’arte che ho visitato in qualità di giovane curatrice… Ero emozionatissima, un pochino spaesata, ed era appunto Arte Fiera. Nel tempo e nel contesto della fiera ho realizzato alcuni progetti. E che piacere, oggi, poter condividere esperienze sempre nuove con Simone e Gloria, in questa realtà fatta di belle persone che lavorano sodo e credono in quello che fanno! Ma procedendo – last but not least – confesso che il mio legame più profondo con questa terra lo devo a Luigi Ghirri e alla sua opera. Questo è per me un sentimento davvero speciale. Perché ho frequentato la casa-atelier-archivio Ghirri per tanti tanti anni. Lavorando insieme a Paola, Adele e Maria. E dormendo al piano di sopra dove stava Vittorina, la mamma di Paola, che tutti i lunedì faceva il bucato proprio come fa mia madre. Come sappiamo, questo luogo affascinante si trova a Roncocesi, sobborgo di Reggio Emilia, dove spesso aleggia il profumo di gnocco fritto e dove, a due passi da lì, abitava anche Diamante – la nonna di Zucchero. È sempre una gioia per me ritornarci e sentirmi in una dimensione anche un po’ mia.

Paola Borgonzoni, moglie di Luigi Ghirri e madre di Adele, nel novembre 2011 se n’è volata via lasciando in tutti noi un grande vuoto. Esattamente un anno dopo è stato realizzato con Skira il libro Fin dove può arrivare l’infinito? dedicato a Luigi e Paola. In questo piccolo ma prezioso contributo sono racchiusi i pensieri di tanti amici. Ciascuno ha scelto una foto di Luigi e ha scritto un brevissimo testo, spesso intimista. Io ho scelto una fotografia del 1970, la famosa “carta di stelle” a cui sono particolarmente affezionata, anche perché lo stupore di questo sguardo ghirriano mi ricorda una storia di quando ero bambina: la storia di un incendio. Ora vi racconto...

Ogni Natale in casa mia si faceva il presepe, era la nonna a occuparsene e io la aiutavo. Lo si allestiva al primo piano, in una stanza utilizzata solo occasionalmente – la camera degli ospiti. Avevamo delle bellissime statue in gesso dipinto, c’era la capanna, le montagne fatte con la carta da pacchi, il muschio, la farina che simulava un’abbondante nevicata. E sullo sfondo un grande foglio blu-notte riproduceva un magnifico cielo stellato. Per me era una gioia fare il presepe, e alla meraviglia rinnovata da quel rito si univa la trepidazione nell’attesa del Natale. All’epoca mia nonna non creava un’illuminazione con le classiche luci colorate ma sistemava tra una statua e l’altra delle candele bianche, piuttosto slanciate, delle vere e proprie “presenze” il cui bagliore infondeva alla scena una magia straordinaria. Era il tardo pomeriggio della vigilia di Natale, tutto era pronto. Ricordo che fuori era scuro ma ogni cosa sembrava scintillare. Al piano terra della casa c’era la farmacia dei miei genitori. Da sopra sentivo qualcuno che uscendo rinnovava gli auguri, e intanto osservavo dalla finestra. A un certo punto ho avvertito il silenzio, e poi improvvisamente l’urlo disperato di mia nonna… Al fuocooo!!! Ricordo le voci, la corsa di tutti al primo piano, l’incendio che divampava dal presepe. E ho ancora negli occhi l’immagine di mio padre trafelato, con il camice bianco, mentre con una coperta riusciva a soffocare le fiamme. Quella sera il mio presepe era purtroppo svanito, ma non il mio desiderio di Natale. Facendo un primo bilancio alcune statue erano in parte salve, un po’ rotte e un po’ affumicate. Asciugandomi le lacrime e usando una scatola di cartone al posto della capanna, ho quindi ricostruito la scena. Sullo sfondo un pezzetto di carta di stelle un po’ stropicciata era il mio possibile orizzonte. Era il mio firmamento, lo guardavo, lo riuscivo realmente a vedere nella sua misteriosa immensità. Ma adesso che sono noti gli antefatti, ecco
il mio pensiero per Paola e Luigi:

La vigilia di Natale il presepe aveva preso fuoco.
Mio padre in camice bianco, a soffocare le fiamme con una coperta.
Poco era rimasto per quella notte.
Ma una carta di stelle stropicciata mi permetteva di vedere l’infinito.
E così, io ero felice.

 

Martorelli 2
LUIGI GHIRRI, Modena, 1970, dalla serie Fotografie del periodo iniziale, fotografia a colori, 25 x 20 cm
courtesy Archivio Luigi Ghirri