Courtesy Emilia-Romagna
“Solo Figura e Sfondo”

Courtesy Emilia-Romagna
“Solo Figura e Sfondo”

La maggiore novità del programma collaterale di Arte Fiera è stata Solo figura e sfondo, una mostra dedicata alle collezioni istituzionali d’arte moderna e contemporanea dell’Emilia-Romagna, pubbliche e private. La mostra ha inaugurato un ciclo intitolato COURTESY EMILIA-ROMAGNA: una serie di mostre temporanee, allestite all’interno di Arte Fiera a partire dall’edizione del 2019, che si propone di celebrare il patrimonio collezionistico del territorio - un vero e proprio “museo diffuso” - dalla prospettiva di un curatore (che cambierà ogni anno) e di un tema da lui proposto. Per la prima edizione, a cura di Davide Ferri, il concept ha insistito sul tema di fondo della rassegna: l’Emilia Romagna come terra d’arte, nella quale le individualità e le eccellenze si riconoscono parte di un tessuto, di una rete, di un paesaggio comune.

Solo figura e sfondo
COURTESY EMILIA-ROMAGNA, edizione 2019

“La vita è solo figura e sfondo” - dice Samuel Beckett in Murphy. Più che un titolo, è una suggestione che può dare un’indicazione sulle direzioni in cui si sviluppa la mostra, privilegiando lo svolgimento di un tema centrale della storia dell’arte (e della teoria della percezione): il rapporto tra figura e sfondo, non solo in termini formali, sulla base cioè della “legge dei contrasti” e delle sue possibili trasgressioni, ma soprattutto in termini lirici e atmosferici.

Al centro della mostra vi è l’esperienza del soggetto nel luogo e del paesaggio, interpretato alla luce di indicazioni che provengono anche dalla letteratura, dal cinema, dalla musica e dalla fotografia, con particolare attenzione a quella linea di ricerca che, attraverso figure come Pier Vittorio Tondelli, Gianni Celati e Luigi Ghirri (solo per fare qualche esempio), ha delineato una specie di mitologia della via Emilia e l’idea della via Emilia come metropoli diffusa.

La mostra guarda a diverse generazioni di artisti, ad alcuni grandi maestri ma anche alla riscoperta di alcune figure di artisti minori presenti nelle collezioni delle istituzioni e delle fondazioni della regione, a linguaggi diversi (inclusi quelli specifici di alcune importanti tradizioni locali, come la ceramica e il mosaico, ad esempio), privilegiando uno sviluppo sincronico, le libere associazioni, gli accostamenti inediti, in modo che anche l’allestimento e la relazione tra le opere siano uno spartito in grado di pensarsi come costruzione di senso a proposito del rapporto tra figura e sfondo.

Davide Ferri (Forlì, 1974) vive a Roma ed è curatore indipendente. È docente di Estetica presso l'Accademia di Belle Arti di Rimini (LABA) e di Allestimento degli spazi espositivi ed Ergonomia delle esposizioni presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Dal 2012 è curatore della Sezione Arte del Festival teatrale Ipercorpo. Dal 2015 è consulente dei Musei San Domenico/Palazzo Romagnoli di Forlì per la programmazione e realizzazione di mostre di arte contemporanea. Dal 2001 al 2006 è stato direttore artistico del Museo dell’Arredo Contemporaneo di Russi (Ravenna).

Ha curato diverse mostre e progetti in gallerie e musei d'arte contemporanea, tra i quali, di recente: Paolo Icaro - Unending Incipit (con Saverio Verini), Pinacoteca Comunale di Città di Castello (2018); Material  Life, Galleria The Goma, Madrid (2017); Teoria ingenua degli insiemi (con Cecilia Canziani), Galleria P420, Bologna (2016); Afro. Pensieri nella mano, Musei San Domenico di Forlì (2015); Franco Guerzoni – Nessun luogo, da nessuna parte. Viaggi randagi con Luigi Ghirri, Triennale di Milano (2014); La figurazione inevitabile. Una scena della pittura oggi, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato (2013); Sentimiento Nuevo. Incontri sulla nuova critica e scrittura d'arte in Italia (con Antonio Grulli), MAMbo, Bologna (2011).