OTTO Gallery

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OTTO Gallery inaugura la riapertura della stagione espositiva presentando una mostra, L'Ospite, che riflette sull'idea di segno mettendo in dialogo tre artisti che concepiscono il segno/disegno come un linguaggio che si costruisce con un procedimento antico e attraverso una traduzione tecnico espressiva che richiede un eccesso di abilità: la velatura. Tanto nel lavoro di Caccioni quanto in quello di Carboni e di Stampone emerge la necessità di dilatare il tempo di realizzazione dell’opera, che viene costruita passaggio dopo passaggio, consentendo all’immagine di affiorare sulla superficie con lentezza, ora configurandosi per sottrazione (Caccioni), ora per addizione (Carboni), ora per sovrapposizioni (Stampone). Nelle tre sale espositive della galleria il percorso, affidato alle libere scelte allestitive dei tre artisti, si sviluppa in una progressione da una pittura evocativa, quasi astratta in Luca Caccioni, ad una pittura che si pone al limite tra astrazione e figurazione in Luigi Carboni, per arrivare definitivamente alla rappresentazione iconografica del ritratto come ”fotocopia intelligente” della realtà in Giuseppe Stampone. Ciascun artista occupa una sala diversa e presenta per l’occasione lavori esclusivamente inediti. Sono opere dai titoli allusivi quelle con cui Luca Caccioni apre il percorso espositivo, dove trasparenze e riflessi, effetti plastici e di sfumato trovano un equilibrato accordo con forme evanescenti che galleggiano su velature stese su una superficie reattiva come l'alluminio; il segno è intenso e concentrato, al limite del figurale, fatto di echi sottili e sedimenti atmosferici. Nella seconda sala Luigi Carboni affida al segno dinamico e liberamente espanso del ciclo inedito Ridisegnare (2019/20) l’emergere di forme di corpi e oggetti mai totalmente integri che si svelano occupando lo spazio in una narrazione d’insieme. Il segno si esibisce con un tracciato nero dominante aprendosi alla forma e contemporaneamente chiudendosi in gorghi astratti, dove l’accelerazione dialoga con il rallentamento più minuzioso: “segni in gioco, segni urgenti, segni pulsanti che si agitano come code di lucertole”. Giuseppe Stampone, a cui si riferisce il titolo della mostra, risponde all’invito realizzando ad hoc per l’occasione quattro reinterpretazioni di dipinti storici in chiave contemporanea. Grazie alle stratificazioni di una penna Bic, oggetto quotidiano per eccellenza e a una consumata capacità tecnica di velature, Stampone sottrae questi capolavori al proprio universo mediatico portandoli alla dimensione autoriale; attraverso un esercizio di connessione, rimodella così i processi estetici e si riappropria di un tempo espanso e intimo, aprendo una riflessione sulla posizione dell’arte rispetto alle sfere del potere sia del passato che del presente.

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