OSSERVATORIO ARTE FIERA

Alessandro Luppi
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Alessandro Luppi è direttore della Galleria LABS Contemporary Art di Bologna. Sin dai suoi esordi lo spazio nasce come luogo dedicato alla ricerca, con una particolare attenzione al dialogo che intercorre tra l’arte storicizzata e la contemporaneità, attenta al territorio e alla storia bolognese. Esiste un forte legame tra lo spazio espositivo e la storia della città. L’edificio risale al XIII secolo, quando al posto dell’attuale galleria sorgeva la Chiesa di S. Maria della Ceriola, aspetto tutt'oggi riscontrabile nel complesso architettonico della struttura.
 

Arte Fiera è stata importante per la mia carriera; la prima visita avvenne circa 25 anni fa nelle vesti di spettatore. All'epoca giravo per gli stand alla ricerca di un intenso sentimento, volevo approfondire e capire cosa potesse piacermi per imparare a nuotare nel mare magnum dell'arte. Sicuramente a quel tempo non pensavo di fare il gallerista ma volevo continuare a coltivare la mia passione da piccolo collezionista.

Con il trascorrere degli anni ho sentito la necessità di voler condividere il mio modo di guardare l'arte, creando così nel 2014 uno spazio che potesse rispecchiare la mia ricerca e sensibilità. Come gallerista ho iniziato a partecipare alle edizioni della Fiera nel 2015.

Arte Fiera ha sempre avuto un profondo senso di appartenenza con il tessuto urbano della Città.
Se penso alla mia prima visita, mi ritorna alla mente la folla di persone che si muove tra un padiglione e l'altro come in una danza gioiosa; Arte Fiera è l'evento dell'anno, un momento di socializzazione e di festa. Sono tutte caratteristiche che ho sempre ritrovato nella Città di Bologna.

La Fiera riesce a rispecchiare l'allegria e il senso di integrazione che la città mostra ai suoi visitatori. Essa è l'espressione del territorio, è il suo prodotto e agisce come medium per far dialogare le realtà nazionali e internazionali.

Se posso permettermi la presunzione di citare una delle mie stesse mostre, vorrei ricordare il progetto “Partiture illeggibili” a cura di Angela Madesani, ideato in occasione di Arte Fiera 2020. Era mirato a creare un dialogo tra sei artiste di diverse generazioni, tre esposte alla fiera, le restanti in galleria: Max Cole, Marcia Hafif, Elena Modorati / Nina Carini, Leila Mirzakhani, e Greta Schödl, un’artista dalla storia legata a doppio filo a Bologna.

Schödl, austriaca di nascita, si è stabilita a Bologna fin dagli anni 50 seguendo Dino Gavina che aveva sposato nel ’59. Oltre ad aver affiancato Gavina nella sua geniale attività di designer ha sempre percorso con determinazione la sua strada come artista. E il tempo le ha portato il riconoscimento che merita a livello internazionale. A Frieze NY 2019 era presente con una personale, e sue opere sono state acquisite da collezioni museali italiane ed estere.

Le artiste coinvolte nel progetto sono attente alla processualità, intesa come esercizio quotidiano che coinvolge mente e corpo. È proprio la scrittura il segno tangibile di questo operare il cui senso rimanda agli archetipi, a una sorta di momento primario, in cui "è il segno che graffia la terra e stabilisce delle coordinate rispetto alle quali è possibile orientarsi."
 

Luppi opera
Arte Fiera 2020, installation view, Max Cole, Marcia Hafif and Elena Modorati