OSSERVATORIO ARTE FIERA

Leonardo Regano
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Leonardo Regano (Bari, 1980. Vive e lavora a Bologna). Storico dell’arte, critico e curatore indipendente. Ha curato mostre per Istituzioni pubbliche (tra cui Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, Bologna; Mar – Museo d’Arte della Città di Ravenna; Museo di Palazzo Poggi, Bologna; Polo Museale dell’Emilia-Romagna), realtà private e gallerie. È stato tra i coordinatori del progetto Zero… Weak Fist di Patrick Tuttofuoco, vincitore dell’Italian Council 2017. Nel 2018 ha coordinato la residenza bolognese di Helen Cammock, vincitrice della settima edizione del Max Mara Art Prize for Women. Attualmente è curatore del progetto “Mare Magnum Nostrum” di Gea Casolaro, vincitore dell’VIII Bando dell’Italian Council.
www.leonardoregano.com

 

Una mostra che ricordo sempre con grande piacere e interesse – e forse anche con un po’ di nostalgia – tra quelle proposte durante Arte Fiera è il Piedistallo Vuoto, curata nel 2014 da Marco Scotini al Museo Civico Archeologico che presentava un focus sugli artisti dell’Est Europa e dell’Ex Russia a partire dagli anni Settanta ad oggi. Mi torna in mente come un’analisi estremamente lucida e abile di una situazione artistica molto complessa, geograficamente e culturalmente, di cui Scotini è riuscito a mantenere salda una narrativa coerente che ne metteva in evidenza le potenzialità e l’attualità.

Associo allo stesso anno anche un ricordo personale importante, il primo evento che ho curato per il LabOratorio degli Angeli, dedicato ad Aldo Mondino. In quell’occasione abbiamo dato avvio a un format originale di mostre monografiche in cui ogni anno mettiamo a confronto l’indagine critica – che si è poi focalizzata sulla scena bolognese e ha visto alternarsi progetti dedicati a Piero Manai, Maurizio Osti, Luca Caccioni, Pinuccia Bernardoni, Simone Pellegrini e Maurizio Bottarelli – con la messa in evidenza delle problematiche conservative dell’opera d’arte contemporanea e quelle relative ai montaggi dei grandi formati, di cui appunto si occupa lo storico laboratorio di restauro.

Gli anni più recenti sono pieni di ricordi di momenti frenetici, di intensa attività lavorativa per progetti a cui resto profondamente legato come le due collettive che ho curato per la Direzione Generale Musei dell’Emilia-Romagna nell’Ex Chiesa di San Mattia che mi hanno permesso un avvicinamento alle tematiche del sacro nell’arte contemporanea (Sequela, 2017; Kahuna, 2018), e l’intervento site-specific di Marina Gasparini e Serena Piccinini (2019) alla Conserva delle Acque di Valverde; e ancora quello di Patrick Tuttofuoco (2019) a Porta Zamboni/San Donato dove, sempre assieme alla Direzione Musei e Xing, abbiamo presentato l’opera “Zero…Weak Fist”, progetto vincitore del primo bando Italian Council, selezionato anche tra i main projects di Art City.

Quello stesso anno, non posso dimenticare lo stupore davanti alla Collection de Nuages di Leandro Erlich che Maura Pozzati ha proposto all’Oratorio di San Filippo Neri. Un entusiasmo puro, quasi fanciullesco, simile a quello provato davanti all’opera Son di Erin Shireff che per me resta uno dei più bei progetti curati da Simone Menegoi a Palazzo de’ Toschi, nel 2018.

Dell’ultima edizione ho apprezzato il restyling della Fiera, la scelta del cambio dei padiglioni e la nuova fruibilità del percorso che ha messo in evidenza maggiormente il taglio curatoriale e la selezione delle gallerie. Tra i progetti in città, segnalo 3 Body Configurations, a cura di Maura Pozzati e Fabiola Naldi, che ha riportato l’attenzione su una mostra capace di essere ricerca e non solo “evento”.