OSSERVATORIO ARTE FIERA

Marcorea Malià
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Marcorea Malià (al secolo Marco Zanardi) apre la sua "caverna creativa", studio-salone-laboratorio-luogo d'incontro e di arte, nel 1978. A partire da allora, ha dettato la moda negli shooting milanesi e sono passati dal suo studio artisti, politici, cantanti e VIP vari.
Partner di Arte Fiera 2020, la direzione artistica lo definisce come proprio head curator, "curatore di testa".


Bologna, la città incredibile.

Chi avrebbe detto che dal Dicembre del 1978, quando aprii la mia bottega durante le rivoluzioni studentesche e le incursioni dei carri armati in via Ugo Bassi, Bologna sarebbe diventata il luogo dell’avanguardia e della trasgressione dei giovani in tutta Europa!

Bologna cambiò velocemente, al pari di città come New York, San Francisco e Berlino, con la caduta del Muro.

Città desiderosa di modernità ma profondamente legata alla tradizione, dapprima mi accolse con sospetto, in seguito mi concesse di “essere” tra i protagonisti della sua trasformazione culturale.

Ero un giovane ventenne scalpitante, arrivavo da Milano, dal mondo della moda e non mi piaceva stare alla finestra a guardare. Ero uno di quelli che voleva fare, una scheggia impazzita, adoravo innovare e provocare, volevo “centrare” ed esserci in ogni cosa che succedeva in città. Così, fra un taglio di capelli e l’altro, scappavo nelle cantine bolognesi a seguire le prove dei Gaznevada e degli Skiantos, poi volavo a Milano dai Matia Bazar e i Righeira, infine tornavo a Bologna per collaborare con Vasco Rossi e frequentare i fumettisti Igort, Brolli, Carpinteri, Jori e partecipare alle loro incursioni artistiche. Trascorrevo diversi giorni della settimana a Milano lavorando forsennatamente per le redazioni della moda milanese (e all’epoca la moda milanese era la più autoritaria al mondo) poi tornavo a Bologna nella mia “caverna creativa”, tra musica elettronica e proiezioni di film, impaziente di sperimentare le avanguardie stilistiche sulle teste dei miei clienti assetati di novità tra i quali ricordo Andrea Pazienza, Pier Vittorio Tondelli, Piero Manai e Francesca Alinovi. Andrea lo feci piangere per un taglio di capelli…ma era un ragazzo fragile e sempre indeciso. Tondelli amava pasticciarsi i capelli e giocare con le forme, una volta gli dipinsi i capelli di giallo fluo e sulla nuca gli disegnai a rasoio la lettera “M” di “Marcorea Malià”. Pier Vittorio era un geniale osservatore, nei suoi testi descriveva i clienti del mio salone come “La Fauna Galattica di Orea Malià”. Piero Manai, artista poetico e tormentato, era una persona gentile e un amico sensibile. A Piero tagliavo i capelli in stile New Wave, rasati ai lati e sulla nuca, con ciuffo lungo che gli copriva un occhio. Piero creò opere bellissime e se ne andò presto, lasciandoci il suo segno enigmatico che è riapparso con forza a Bologna nella meravigliosa mostra realizzata dalle giovani gallerie bolognesi P420 e CAR DRDE nel Settembre 2019. Francesca Alinovi entrava nel mio salone timidamente, in punta di piedi. Al contrario io ero spavaldo, travolto dal successo professionale di quegli anni, leggevo il mio nome sulle maggiori riviste di moda ma anche in quelle che parlavano d’arte come “Frigidaire”. Francesca, critica d’arte e appassionata di avanguardie, fu attratta dal mio spazio alternativo e dalla fama bolognese che mi precedeva, nonostante ciò ci misi un po’ per convincerla a cambiare carattere estetico e ispirarsi a un look più aggressivo in stile “Siouxsie And the Banshees”. Con la trasformazione della sua immagine Francesca espresse tutta la sua potenza estetica, le cotonature non le bastarono più e desiderò un look sempre più esagerato. Fu lei a mandarmi in negozio il giovanissimo Keith Haring in giro per Bologna con un gruppo di graffitisti americani tra i quali l’ancora sconosciuto Basquiat che lasciò il suo tag “Samo” su un muro del mio salone (senza chiedermi il permesso). L’uragano intraprendente Maurizio Cattelan scambiò il mio spazio di Ugo Bassi 15 per casa sua. Si presentava in salone tutti i giorni solo per chiacchierare e promuovere i suoi incredibili progetti con chiunque incrociasse. Con la forza implacabile della “goccia cinese” riuscì a vendermi una sua grande scultura composta da 8 cuori di ferro con rubinetti e catene. Maurizio, al tempo poco conosciuto, convinse il buon Gino Gianuizzi, fondatore della Galleria Neon e la GAM Galleria d’Arte Modena di Bologna a esporre le sue opere e ospitare le sue performance sorprendenti… un vero genio, come conferma la storia!

Negli anni ‘80 incontrai due donne straordinarie che mi insegnarono a guardare il mondo da una nuova prospettiva. Mariuccia Casadio, giornalista e critica d’arte, art consultant per Vogue Italia, all’epoca lavorava a New York nella redazione della rivista “Interview” creata dalla mente visionaria di Andy Warhol. Appena potevo la raggiungevo sulla Broadway nella sede della rivista, per trovarmi nello stesso luogo e respirare la stessa aria dei grandi dell’arte e trarre ispirazione dalle loro idee. Da quel periodo newyorchese, ogni sabato a Bologna con Mariuccia ci immergiamo in un simposio affascinante e attraverso il linguaggio dei capelli ci raccontiamo d’arte, di cultura, di moda e ci regaliamo informazioni segrete dal mondo. Mariuccia è una fonte di sapere, una mente rara e ancora oggi una grande amica.

Minuta e solare, dotata di grande simpatia, Maria Bargiotti, “la signora dai capelli blu” fu protagonista, insieme al marito Bartolomeo De Gioia, della Cultura a Bologna con il Circolo Artistico e il Premio d’Arte G. Marconi. Ogni settimana veniva a giocare con i suoi capelli e mi donava la visione di un caleidoscopio incredibile di abiti stupendi frutto di ricerca stilistica e amore per il fashion design. Maria, opera d’arte vivente, performer di se stessa e grande collezionista, fece di tutto per coinvolgere la città ad appassionarsi al mondo dell’Arte. Fu lei per prima a raccontarmi l’importanza di Arte Fiera per Bologna e per l’Italia. Compresi subito il valore di un evento così straordinario, durante il quale per chiunque era possibile vedere e respirare arte moderna e contemporanea, conoscere artisti internazionali e assaporare le loro imprese ma soprattutto compresi che quell’appuntamento annuale diventava per la città un’occasione unica per incontrarsi e scambiare idee che stimolavano il confronto, la circolazione della cultura e attivavano nuove energie aprendo la mente delle persone attraverso il misterioso e affascinante linguaggio dell’arte.

Dal mio arrivo a Bologna sono passati 40 anni e il mio “osservatorio” è ancora li dove è nato, all’ombra delle Due Torri. Le persone straordinarie incontrate a Bologna mi hanno traghettato fin dentro le viscere dell’arte. In questo percorso di vita ho visto la mia città trasformarsi e aprirsi al mondo attraverso il propulsore della cultura e l’impegno di tante persone, cittadini e istituzioni che insieme hanno creduto in una visione comune e l’hanno resa possibile.

Voglio ringraziare tutte le persone che ho incontrato, che mi hanno ispirato e che, come me, amano questa città e credono nel potere dell’arte.
Ringrazio le preziose istituzioni cittadine per l'arte e la cultura.
Infine ringrazio e sostengo i giovani, patrimonio inestimabile di visioni per costruire il futuro e rendere sempre più grande questa incredibile città.
 

Pier Vittorio Tondelli - Photo Nadir