in occasione del centenario della nascita dell'artista Gianni Bertini viene presentato al pubblico per la prima volta il ciclo ultimo del suo lavoro (dal 2007 al 2010 anno della sua morte). In esso Bertini rovescia nuovamente la prospettiva della visione come sempre è stato nell'arco della sua produzione: raggiungeva un punto di arrivo ed era in grado di stravolgere tutto ricominciando daccapo. "Mi annoio" diceva... E dunque ripensa soggetti e medium del suo agire e rifuggendo da alterità tonali, quasi annienta il colore nel monocromo di un legno mosso solo da nodi, chiodi e segni del tempo. Ritorna dunque al concetto classico di ready made così come era stato concepito dai nouveaux réalistes e nel new dada: cogliere la realtà attraverso la sua materia che non è la materia informale, ma che organizzata dall'oggetto, diventa oggetto. L' opera è la tavola non quanto rappresentato e su di essa appaiono quasi come eidola, impronte di un passato che è storia pronta a diventare futuro, i soggetti di quella che la critica unanimemente riconosce come “mitologia bertiniana”. Con una differenza: i soggetti divengono coevi, non esiste più lo scandire di informale, mec art, elaborazione digitale e tutti i livelli di lettura si mescolano e sovrappongono esattamente come nella vera anima del pop che è il concettuale: l'enfasi dell'oggetto che diviene icona è qui estremizzata: icona è l'opera, non il soggetto in essa rappresentato.