OSSERVATORIO ARTE FIERA

Patrizia Raimondi
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Patrizia Raimondi dal 1983 dirige a Bologna la Galleria L’Ariete artecontemporanea, impegnata nella proposta di artisti italiani e stranieri in dialogo, attraverso relazioni concettuali e stilistiche, con autori delle ultime generazioni. Suo impegno costante è la scoperta e valorizzazione di giovani talenti dei quali promuove progetti pubblici e privati e sostiene la produzione di opere e video. Dal 2004 al 2017 è stata presidente dell’Associazione gallerie d’arte moderna e contemporanea Ascom.

Tre sono i ricordi che emergono dalla mia memoria e che vorrei condividere.

Sono illuminati da una luce particolare in questo momento nel quale una diversa percezione delle cose e del contesto, anche naturale, in cui viviamo in tempo di pandemia dovrebbe farci riflettere sul significato di ecosistema.

Il primo è la visita alla mostra ‘All We Ever Wanted Was Everything and Everywhere’ di Julian Charrière al Mambo. Mi ha molto colpita la profonda, lucida e insieme poetica riflessione dell’artista sulle ‘forze invisibili che plasmano il paesaggio’ nel corso del tempo - opera della natura ma anche dell’uomo - attraverso immagini, oggetti, video che dell’ambiente ci restituiscono la bellezza e la lenta erosione che la consuma.

Il secondo è il progetto ‘Anthropocene’ del Mast dedicato all’impronta umana sulla terra, immagini di grande fascinazione, di una natura a volte violata ma che ancora, potente, ci sovrasta.

Il senso di ‘perdita’ e insieme di ‘presenza’ che ho avvertito in queste due straordinarie mostre si lega infine nei miei ricordi all’atmosfera nella quale era immerso il Padiglione dei Paesi Nordici nella recente Biennale di Venezia nel quale Finlandia Norvegia Svezia hanno presentato il progetto ‘Weather Report: Forecasting Future’. Una mostra sull’esigenza di ‘rinegoziare i legami multispecie per immaginare un futuro’ che, nel leggere la natura invertendo il rapporto fra infinitamente grande e infinitamente piccolo, diventa metafora attuale della nostra fragilità.
 

Mostra ‘All We Ever Wanted Was Everything and Everywhere’ di Julian Charrière, al MAMbo